Come funziona il pignoramento dello stipendio
Il pignoramento dei beni del debitore rappresenta uno dei possibili esiti di una procedura di recupero crediti per via giudiziale. La riscossione forzata può intervenire su beni mobili e immobili oppure assumere la forma di un pignoramento presso terzi.
Come funziona il pignoramento dello stipendio attualmente
Il pignoramento dello stipendio è disciplinato all’articolo 543 del Codice Civile. Il creditore consegna all’ufficiale giudiziario incaricato l’atto di pignoramento affinché lo notifichi al debitore, al datore di lavoro dello stesso o alla banca presso la quale la parte debitrice ha il conto corrente utilizzato per l’accredito dello stipendio.
Datore di lavoro o banca sono tenuti a comunicare, entro 10 giorni e tramite raccomandata o PEC, l’importo dello stipendio percepito dal debitore, informazione che viene in seguito verificata in sede legale prima di procedere all’autorizzazione al pignoramento. Se il debitore dovesse cambiare o perdere il lavoro, la procedura deve ripetersi da capo.
A partire dal 22 giugno 2022, conformemente a quanto previsto dalla legge 206/2021, al creditore è richiesto di compiere un ulteriore passaggio dal quale dipende il successo dell’intera procedura di pignoramento. Spetta infatti al creditore, entro e non oltre la data dell’udienza di comparizione riportata nell’atto di pignoramento, notificare sia al debitore che al soggetto terzo (datore di lavoro o istituto di credito) l’avvenuta iscrizione a ruolo, completa del numero di ruolo della procedura, e depositare l’avviso notificato nel fascicolo dell’esecuzione.
In caso di mancata notifica o di mancato deposito l’atto di pignoramento è da ritenersi inefficace e decade alla data prefissata per l’udienza.
Come avviene il pignoramento dello stipendio?
Materialmente il pignoramento dello stipendio può avvenire in due modi:
- può essere trattenuta una quota direttamente alla fonte – ogni mensilità percepita dal debitore viene cioè decurtata di un importo fisso fino al saldo dell’obbligazione;
- può essere stabilito di intervenire sullo stipendio già incassato e già accreditato sul conto corrente.
Quando il pignoramento dello stipendio avviene direttamente alla fonte, la norma prevede che la trattenuta non possa superare 1/5 dell’entrata netta. Nel calcolo si terrà presente che al debitore va sempre assicurata una quota minima residua tale da garantirne la sussistenza.
Per ciò che riguarda il pignoramento delle somme già accreditate in conto, è invece stabilito che si possa intervenire unicamente sulla quota di stipendio eccedente il valore dell’assegno sociale moltiplicato per tre. L’assegno sociale nel 2022 è fissato a 468,10 euro mensili.
Chi può pignorare lo stipendio
Il pignoramento dello stipendio è una procedura che può essere attuata sia da soggetti privati che dall’Agenzia delle Entrate per il recupero dei propri crediti.
In quest’ultimo caso il pignoramento dello stipendio prevede soglie differenti. Se tra privati è stabilito che l’importo trattenuto non possa in nessun caso superare il limite di 1/5 dello stipendio netto percepito, ciò è valido per i debiti con l’Agenzia delle Entrate solo quando lo stipendio netto del debitore supera i 5.000 euro. Se lo stipendio del debitore non supera questo importo il limite al pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate è fissato a 1/7 di quanto percepito, 1/10 se inferiore a 2.500 euro.
Nel caso particolare in cui si dovessero sommare debiti di natura privata a debiti con l’Agenzia delle Entrate, il pignoramento potrebbe superare il limite di 1/5 del percepito, previo un calcolo sullo stipendio residuo che stabilisca la possibilità di procedere in questa direzione. Quando a sommarsi sono debiti privati, e quindi di uguale natura, la norma stabilisce che siano saldati non contemporaneamente ma progressivamente, accodando le pretese dei creditori e facendo sì che l’importo mensile trattenuto non superi comunque il limite di un 1/5 dello stipendio.